Infortuni sul lavoro 2024:

dati, tendenze e spunti per la prevenzione

– del team Safety 3.0

 

 

1.L’istantanea del 2024: numeri stabili, ma allarmi accesi

 

Nel 2024 le denunce di infortunio sono state 593.000, con un leggero aumento dello 0,4% rispetto all’anno precedente. A crescere sono soprattutto gli infortuni tra gli studenti (+10,5%), mentre quelli dei lavoratori scendono dell’1%.

Le denunce con esito mortale sono state 1.202, una in più rispetto al 2023. Ma dietro questa apparente stabilità si nascondono dinamiche che meritano attenzione e azioni concrete.

Nel 2024, secondo la Relazione INAIL, le denunce di infortunio tra gli studenti sono arrivate a 78.000, in netto aumento rispetto al 2023 (+10,5%). È un dato che deve farci riflettere, perché parliamo di ragazze e ragazzi che si stanno formando, non ancora lavoratori, ma già esposti ai rischi del mondo del lavoro.

Ma com’è possibile che uno studente finisca nel report sugli infortuni sul lavoro?

 Dove e quando si infortunano gli studenti?

Gli infortuni avvengono in tre principali contesti:

  1. Durante le attività scolastiche “pratiche”, come laboratori, esercitazioni, attività motorie.
  2. Nel tragitto casa-scuola, se coperti da assicurazione.
  3. Nei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (Pcto), ovvero l’ex alternanza scuola-lavoro.

Proprio nei PCTO si concentra una delle criticità maggiori. Nel 2024, le denunce in questi percorsi sono state oltre 2.100, con un caso mortale. Numeri piccoli in apparenza, ma enormi in termini di responsabilità collettiva.

Perché succedono? Le cause principali

  • Scarsa o assente formazione iniziale sulla sicurezza.
  • Ambienti lavorativi non preparati ad accogliere studenti minorenni.
  • Mancanza di vigilanza attiva da parte della scuola o dell’ente ospitante.
  • Sottovalutazione dei rischi da parte degli stessi studenti e, talvolta, degli adulti coinvolti.

A tutto questo si aggiunge un problema culturale: i PCTO spesso non vengono trattati come vere esperienze lavorative, e quindi anche gli obblighi formativi e organizzativi sulla sicurezza vengono talvolta sottovalutati.

 

percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento
Un esempio di percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento

 

 

 Che cosa serve davvero?

  • Una formazione mirata sulla sicurezza, prima dell’inizio dell’esperienza in azienda o laboratorio, obbligatoria e certificabile.
  • Linee guida chiare per le imprese che accolgono studenti: i datori di lavoro devono sapere di avere una responsabilità legale e morale.
  • Un maggiore coinvolgimento di RSPP scolastici, dirigenti e tutor aziendali, affinché collaborino su check-list e sorveglianza durante i PCTO.
  • Un dialogo aperto con gli studenti, per renderli consapevoli, non spaventati. La sicurezza non deve bloccare, ma accompagnare.

 

 

2.Infortuni mortali e incidenti in itinere: il paradosso dell’“andare al lavoro”

 

I dati evidenziano una riduzione degli infortuni sul posto di lavoro (-1,9%), ma un preoccupante aumento degli incidenti in itinere, cioè durante il tragitto casa-lavoro: +3,1% per gli infortuni e +10,2% per i decessi.

Un dato chiave: il 42,3% dei casi mortali è avvenuto “fuori dall’azienda”. Questo evidenzia quanto la sicurezza non si esaurisca dentro i cancelli dell’impresa.

 

Grafico grafico degli infortuni 2024 suddivisi per settore secondo la relazione Inail 2024
Grafico grafico degli infortuni 2024 suddivisi per settore secondo la relazione Inail 2024

 

 

3.Settori più colpiti e variazioni: dove si concentra il rischio

 

Quasi il 90% degli infortuni avviene nell’Industria e servizi. I settori con il maggior numero di denunce sono:

  •  Manifatturiero (24%)
  • Costruzioni (13%)
  • Sanità e assistenza sociale (12%)
  • Trasporti (12%)
  • Commercio (11%)

In calo i casi in sanità (-14,8%) e manifatturiero (-6,1%), ma cresce il commercio (+2,6%). Le Costruzioni si confermano il settore con più decessi (182 nel 2024).

 

 

4.Chi si infortuna di più? Uno sguardo a genere, età e nazionalità

 

  •  Il 68,4% delle denunce riguarda uomini, e 1 su 3 riguarda donne, con un’incidenza stabile.
  •  Gli over 64 sono in aumento (+4,4%), così come i giovani under 34 (+0,6%).
  • I lavoratori stranieri rappresentano il 23,5% delle denunce e 21,6% dei casi mortali.

Questi dati indicano come servano azioni mirate a profili differenti per età, genere e origine.

 

 

5.Malattie professionali in forte crescita

 

Boom di denunce di malattie professionali: 88.384 nel 2024, il valore più alto degli ultimi 50 anni. In aumento del 21,8% rispetto al 2023. Le più frequenti?

  •  Malattie muscolo-scheletriche (73% dei casi)
  •  Sordità e ipoacusie
  • Tumori professionali (oltre 2.000 casi)

Spiccano i settori delle Costruzioni e della manifattura, seguiti da sanità e trasporti.

 

6.Confronto europeo: l’Italia meglio della media, ma attenzione

 

Nel 2022 (ultimo anno confrontabile con l’UE), l’Italia registra:

  • 0,87 decessi ogni 100.000 occupati, meglio della media UE (1,26)
  • Ma peggio della Germania (0,61)
  • 968 infortuni non mortali ogni 100.000 occupati, contro i 2.454 della Francia

Numeri positivi, ma da leggere con prudenza: l’Italia ha classificato i contagi da Covid come infortuni sul lavoro, al contrario di molti Paesi.

 

 

7.E ora? Le leve della prevenzione e della formazione

 

I dati parlano chiaro: la sicurezza va costruita giorno per giorno. E le azioni da mettere in campo sono già scritte:

  • Migliorare la formazione, adattandola ai nuovi rischi (digitale, mobilità, età)
  • Investire in innovazione: AI, sensori, droni per prevenire in tempo reale
  • Costruire una vera cultura della sicurezza, coinvolgendo attivamente imprese, lavoratori, enti e istituzioni

Il 2024 ci conferma che la prevenzione non è un costo, ma un investimento. E se vogliamo davvero ridurre gli infortuni e le malattie professionali, serve un approccio strategico, umano e innovativo. Come quello che ogni giorno costruiamo insieme in Safety 3.0.

 

E ora? Le leve concrete per un cambio di rotta

I numeri della Relazione INAIL 2024 sono chiari: il rischio non è sparito, ha solo cambiato volto. Meno incidenti sul posto di lavoro, più infortuni in itinere. Meno contagi sanitari, ma più malattie professionali croniche. In questo scenario in trasformazione, la prevenzione non può rimanere ferma ai protocolli di ieri.

È il momento di spingere sull’acceleratore. Ma come? Ecco le tre leve descritte dall’Inail su cui costruire una prevenzione più moderna, inclusiva ed efficace:

 

a. Formazione mirata e continua: basta corsi-fotocopia

Troppe volte la formazione sulla sicurezza è vissuta come una formalità o una scadenza da timbrare. Ma non può più essere così. Servono percorsi formativi realmente utili, su misura per contesto, ruolo e rischio.

  • Non basta il corso frontale: serve coinvolgimento attivo, esempi reali, simulazioni pratiche.
  • Non bastano le ore obbligatorie: serve formazione continua, aggiornata e reattiva ai cambiamenti (smart working, robotica, AI, ecc.).
  • Non basta formare solo i lavoratori operativi: anche manager, impiegati e addetti alla logistica devono essere consapevoli e preparati.

 

b. Tecnologia al servizio della prevenzione: l’innovazione salva vite

L’INAIL nella Relazione 2024 evidenzia l’importanza dell’innovazione tecnologica come motore della sicurezza. Droni che sorvegliano i cantieri, sensori IoT che segnalano condizioni critiche, visori di realtà aumentata per simulare scenari pericolosi, piattaforme basate su Intelligenza Artificiale per mappare i rischi prima che accadano.

Ma attenzione: la tecnologia non può sostituire la cultura della sicurezza, può però potenziarla enormemente, se integrata in modo intelligente nelle strategie aziendali.

 

c. Cultura della sicurezza: una questione di mentalità, non di moduli

La vera svolta è qui: spostare la sicurezza da “obbligo da rispettare” a “valore condiviso”. Questo significa:

  • Rendere la sicurezza parte dell’identità aziendale, della comunicazione interna, della leadership.
  • Coinvolgere i lavoratori in modo attivo, anche emotivo: raccontare storie, usare testimonianze, premiare i comportamenti virtuosi.
  • Parlare di sicurezza anche quando non c’è un problema: in pausa caffè, durante i briefing, nei post social.

Non si cambia la cultura con un cartello sul muro. Si cambia col dialogo, con l’esempio, con la coerenza quotidiana.

 

La prevenzione è un sistema, non un intervento isolato. Serve un approccio sistemico, in cui formazione, innovazione e cultura siano intrecciate, non separate. E in cui tutti gli attori – aziende, enti, consulenti, istituzioni – agiscano in sinergia. È ciò che INAIL auspica anche attraverso il nuovo Piano integrato per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, pensato per coordinare le strategie a livello nazionale.

 

 

 

 

Fonti e riferimenti normativi:

RELAZIONE ANNUALE INAIL 2024

RELAZIONE ANNUALE INAIL 2024 – Sintesi dell’andamento infortunistico e tecnopatico

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